Isolamento termico ottimizzato per il rifugio del Monte Rosa Hutte
La realizzazione del rifugio Neue Monte Rosa Hutte è quello che si può definire un progetto estremo; a 2883 metri di altitudine nella cornice mozzafiato delle Alpi Svizzere ,si erge un cristallo sfaccettato in alluminio con un caldo cuore di legno.
Questo nuovo gioiello di eco sostenibilità, definito il più grande esempio di architettura sostenibile ad alta quota ha preso il posto della storica capanna del Monte Rosa costruita nel lontano 1895.
Ogni minimo dettaglio, dalla progettazione alla cantierizzazione è stato studiato nel nome dell’eco sostenibilità. I materiali impiegati sono completamente riciclabili o facilmente smaltibili e non causano l’immissione nell’atmosfera e nel sottosuolo di agenti dannosi per l’ambiente. Le dotazioni impiantistiche garantiscono un’autosufficienza energetica del 90%, raggiunta sfruttando al massimo le risorse naturali del sole e della neve.
La struttura in legno che rappresenta il cuore pulsante del rifugio è stata completamente pre fabbricata a piè d’opera ed anche in fase di realizzazione e logistica di cantiere sono stati seguiti i canoni della sostenibilità e del risparmio energetico.
L’energia elettrica per un fabbisogno del 90% viene fornita da un sistema fotovoltaico integrato sulla facciata in alluminio esposta a sud.
Il restante 10% di fabbisogno di energia elettrica viene coperto da una centrale di cogenerazione integrativa.
Particolare attenzione è stata prestata al’involucro isolante dell’eco rifugio al fine di immettere apporti minimi di energia per il riscaldamento ed evitare ogni dispersione di calore.
L’involucro isolante delle pareti realizzato con lana di vetro a bassa densità ha uno spessore di 300 mm; con uno spessore isolante così elevato era necessario creare una struttura di supporto che svolgesse anche la funzione di ancoraggio per la facciata ventilata perciò è stato utilizzato il supporto per isolante U*psi F 300 della tedesca Lignotrend. Il sistema supporto per isolante U*psi F ha permesso di ottenere una riduzione dei ponti termici di facciata circa del 15% rispetto ai sistemi tradizionali.
L’acqua calda sanitaria viene ottenuta mediante pannelli solari, dislocati sulle rocce a sud del rifugio. In questo senso l’edificio sfrutta a pieno la risorsa solare per la produzione di energia, complice il maggiore rendimento dei pannelli alle altissime quote, in funzione dell’ottima nitidezza dell’aria e dell’attività di riflessione dei raggi solari ad opera dell’ambiente circostante.
Tutti i sub sistemi energetici dell’edificio sono controllati ed ottimizzati tramite una gestione domotica di tutta l’energia accumulata: un sistema centrale direttamente controllato dal Politecnico di Zurigo gestisce e distribuisce correttamente le risorse energetiche sulla base di un modello matematico che registra le previsioni atmosferiche, il numero di ospiti e l’energia prodotta.
L’acqua viene doppiamente recuperata. Le acque di scolo e le acque grigie, vengono riutilizzate per alimentare le vaschette dei wc tramite un sistema alimentato dall’energia solare autoprodotta, mentre in estate l’acqua proveniente dallo scioglimento della neve viene immagazzinata in una vasca sotterranea, custodita ad una temperatura tale da consentire il mantenimento dello stato liquido anche durante i freddi mesi invernali. Una volta microfiltrata, la preziosa risorsa viene utilizzata per alimentare i bagni e la cucina.
Anche lo studio della luce naturale è stato effettuato con meticolosità, la distribuzione delle componenti vetrate è stata effettuata in maniera tale che il ricorso a fonti di illuminazione artificiale fosse ridotto al minimo.
Il costo globale dell’intera opera è stato di 5,7 miliardi di franchi svizzeri, non proprio un progetto low cost.